GABRIELLA GALLOZZI/http://www.bookciakmagazine.it/2797-2/

È “Morituri” il nuovo lavoro di Daniele Segre presentato a Torino. Telecamera fissa e lunghi piani sequenza per una storia al femminile di esistenze sospese. Con interpreti straordinarie…

Stiamo parlando di Morituri, passato al Torinofilmfest, terzo “quadro”, di una trilogia destinata sicuramente a crescere (è già in preparazione il quarto) in cui l’autore torinese, solito al grande cinema del reale, offre la sua personalissima interpretazione della finzione, tutta basata sul lavoro dell’attore. Sua vecchia passione, del resto, rivelatasi fin dai tempi di Manila Paloma blanca (1992).

Se Barbara Valmorin e Maria Grazia Grassini, interpreti straordinarie, ci hanno rapito con la loro riflessione agro-dolce sulla vecchiaia, Stefano Corsi e Antonello Fassari ci hanno catturato nell’amara parabola di due novelli Caino e Abele, ecco che adesso tre grandi attrici, Tiziana Catalano, Donatella Bartoli e Luigina Dagostino, ci accompagnano di fronte al tabù della morte per parlarci di vita. O meglio di esistenze sospese, “tra attesa e rassegnazione”.

Lo stile, come nei precedenti, è quelllo teatrale dell’inquadratura fissa e di lunghi piani sequenza. La telecamera è puntata all’interno dell’ex cimitero torinese di San Pietro in vincoli. Qui si muovono le tre protagoniste. Tre donne di mezza età. Nora, Aurora e Olimpia, la zitella, la divorziata e la vedova. Tre percorsi esistenziali “difettati”, ciascuno a suo modo, che proprio nel camposanto trovano una ragione di vita. Nora, addetta ai loculi, si occupa con maniacale meticolosità delle foto dei defunti. Riservata e schiva nel privato, con loro si apre e si confida, accudendoli come fossero una famiglia. La sua, una famiglia di morti.

Aurora, invece, al cimitero ci va per rubare i fiori e rivenderli. Perennemente al cellulare, in contatto con l’agenzia per cuori solitari – è in cerca di un nuovo amore – si scontra con Nora su tutto, sommergendola delle sue chiachiere sugli uomini e sulla speranza di potersi rifare una vita. La terza è Olimpia, la più anziana, la vedova che lì è solo di passaggio per portare le ceneri del marito. Niente a che fare con le altre due, Olimpia è ricca, elegantissima, raffinata e colta. A lei la vita sembra averle offerto il meglio, finché l’immagine della donna realizzata non comincia a sgretolarsi, cedendo alla rabbia della moglie tradita.

Nel corso di una notte di veglia, piena di luccicanti lumini, le tre donne, come le Parche del mito, si libereranno dei loro inquietanti segreti, offrendo allo spettatore un grande momento di cinema. Ma anche di teatro. Del resto, come già accaduto per Vecchie, anche Morituri arriverà sui palcoscenisci, a partire dal 2 aprile 2016.